BRESCIA – Federica Biasin, schiacciatrice classe 1995 che da due anni difende i colori di Atlantide in Divisione e CSI Top Junior, indossava la maglia numero 8 alle Deaflympics di Samsun, in Turchia, dove l’Italia ha conquistato una storica medaglia d’argento nel volley silenzioso, battendo la Nazionale USA in semifinale (3-1 tiratissimo) e cedendo solo alla nazionale giapponese nella finale dello scorso 29 luglio!
“Un traguardo importante che volevamo ancora prima di partire – dice Federica, in rientro dalla Turchia lunedì sera – Ci abbiamo creduto molto e abbiamo messo tutto quel che avevamo in termini di grinta, tenacia, fiducia e determinazione, ma la parola chiave di questa Olimpiade è “pazienza”. Credo sia stata quella che ci ha permesso di battere le forti statunitensi, regalandoci la finale. Contro il Giappone ci abbiamo provato, ma hanno davvero un gioco molto veloce e una difesa inespugnabile. Sono comunque felice per come è andata, perché so che abbiamo dato il massimo “.
Per arrivare alla finale di sabato, l’Italia ha giocato nelle ultime due settimane contro Giappone,Turchia, Canada e Russia nella fase a girone, per poi battere la Polonia ai quarti e gli Stati Uniti in semifinale.
Federica gioca come schiacciatrice con la Nazionale sordi dal 2012 e ha già partecipato all’Olimpiade del 2013 in Bulgaria (in cui l’Italia arrivò settima) e all’Europeo di volley silenzioso Under 21 in Polonia nel 2016 (quarto posto). Sempre nel 2016 ha partecipato con la maglia di Atlantide Pallavolo alla Deaf Volleyball Champions League di Rimini, arrivando terza.
Premiata in Loggia a marzo con l’Oscar dello Sport 2017, a giugno ha disputato anche il campionato nazionale, organizzato dalla FSSI- Federazione Sport Sordi Italia. . Ora per lei qualche giorno di vacanza e poi il ritorno in città, dove studia Ingegneria civile e l’attende la sessione di esami di settembre. “Quest’anno ho voluto investire tanto sulla pallavolo e sono molto soddisfatta. Spero che ci sia un ritorno non solo per il volley, ma per tutti gli sporti gestiti dalla Federazione. Abbiamo bisogno di visibilità: noi atleti sfruttiamo i social network, ma ci sono ancora tantissime persone sorde che neppure sono a conoscenza delle opportunità disponibili per loro in Italia per fare sport. La Federazione fa un gran lavoro per reclutare atleti nelle squadre di normodotati, ma ultimamente si sta invertendo la tendenza e sono gli atleti a cercare le strutture (come ASD Ludovico Pavoni a Brescia) che si occupano di sport per sordi. Spero che la medaglia d’argento porti molta luce su queste realtà”.